Quando la mamma non ha voce

Il 10 gennaio 2019 presso la biblioteca di Castenaso il gruppo delle donne che studia la lingua italiana con noi si era riunito come ogni giovedì mattina.

Spesso dalle lezioni emergono altri aspetti che non sono programmati, ma che le mamme ci raccontano sul loro vissuto in Italia.

Questo giovedì erano presenti due mamme marocchine che sono in Italia ormai da ben 10 anni. Imane vive a Castenaso, ha sei figli ed è casalinga. Rachida, anche lei casalinga, di figli ne ha tre. La nostra lezione intendeva focalizzarsi sul mondo della sanità, di solito uno dei temi di maggior interesse per le mamme.

Tra una spiegazione e l’altra sono emersi spontanemente molti racconti della loro vita in Italia, a cominciare dalla difficoltà che incontrano nell’affrontare il mondo fuori dalle mura di casa.

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Per Rachida ad esempio è una grandissima frustrazione non sapere la lingua italiana, si sente inadeguata al punto che preferisce uscire a tarda sera a buttare la spazzatura pur di non farsi notare. Ha paura che, uscendo dal suo appartamento, potrebbe incontrare un/a inquilino/a e si troverebbe in imbarazzo nel non riuscire dialogare con loro. Pensa che se qualcuno le rivolgesse la parola e lei non rispondesse passerebbe da maleducata, e questo la fa sentire in colpa. Inoltre ha sottolineato che spesso aspetta che il parco si svuoti, verso sera, per portare fuori i suoi bambini a giocare. Afferma che nel suo palazzo ci sono come minimo sei provenienze, ma non si riesce mai ad entrare in relazione e tutti si chiudono dentro il loro guscio perché lo scoglio della lingua italiana, con cui nessuno è sufficientemente familiarizzato, si rivela un vincolo che crea barriere.

Imane è molto determinata e cerca in tutti i modi di essere una mamma attiva e responsabile. Il suo problema oggi è come affrontare i figli quando diventano adolescenti. Si sente spesso frustrata perché si sta rendendo conto che finché i figli erano bambini lei era in grado di tenerli sotto controllo, ma con l’età dell’adolescenza tutto cambia, e in una maniera così inaspettata che non lascia il tempo di adeguarti, e a un certo punto ci si rende conto che la realtà dei propri figli sfugge e diventa incontrollabile. Questo passaggio, critico per tutti i genitori ma che possiamo considerare fisiologico, diventa molto più difficile quando non si sa la lingua italiana e non si riesce a partecipare alla vita extra-familiare dei propri figli. Ci racconta con amarezza che spesso suo figlio le dice di aver fatto i compiti di scuola, ma poi quando va al colloquio scopre che non è vero. Quindi anche la relazione col ragazzo diventa molto tesa. Imane ha poi spiegato che vede una grandissima differenza tra sua figlia sedicenne e suo figlio quattordicenne. Il ragazzo non accetta di essere considerato più piccolo e vuole mostrarsi superiore alla sorella, ma nella realtà la ragazza è molto più avanti non solo nell’età, ma anche nello sviluppo della personalità.

Entrambe le signore si sono dette profondamente convinte che sia essenziale sapere la lingua italiana per poter meglio affrontare queste e altre problematiche legate al loro ruolo familiare, e soprattutto essere e sentirsi fiere di essere mamme.

Articolo di Fatima Zahra Dounasser

Foto di Elena Tinti

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