L’impresa dei due piccoli Goebbels bolognesi Marco Lisei e Galeazzo Bignami, rispettivamente consigliere comunale e parlamentare di FdI, di esporre alla gogna mediatica gli assegnatari delle case popolari filmando e declamandone via social media nomi e indirizzi, perché colpevoli di rubare la casa agli italiani, ha ormai fatto il giro del mondo, eppure vale ancora la pena di parlarne proprio perché l’argomento, per quanto fallace, a forza di essere ripetuto dalla propaganda sovranista-populista sta assumendo la forza di un luogo comune.
D’altra parte il riferimento al ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels non è fuori luogo, non solo perché evidentemente è un modello che piace almeno uno dei due protagonisti, il quale per le occasioni informali sceglie di travestirsi simpaticamente da nazista (travestirsi?), ma perché era proprio lui, da un pulpito indiscutibilmente autorevole in materia di propaganda, a sostenere che è possibile trasformare una menzogna in una verità accettata da tutti, basta ripeterla in modo martellante sufficientemente a lungo. Il neologismo fake news non era ancora in auge, ma il concetto è chiarissimo. Infatti la maggior parte delle reazioni anche da parte dei politici bolognesi si sono fermate allo scandalo e alla denuncia per lo stile apertamente nazista dell’iniziativa, e non a torto: a chi non ha richiamato, infatti, l’esposizione dei negozi e addirittura delle persone ebree sotto il regime hitleriano? L’ispirazione è evidente.
Mi ha colpito però che nessuno, né gli amministratori né i giornalisti,
che pure hanno abbondantemente coperto
la vicenda, abbiano sentito il bisogno di contestualizzare i dati, che parlano
innegabilmente di una sovra rappresentazione della popolazione immigrata tra
gli assegnatari case pubbliche. Come dice un funzionario comunale che si è
espresso su facebook, Andrea Facchini,
“nessuno che spieghi il senso di questa
tendenza, ne riassuma i fattori principali, insomma interpreti. Aiuti il
lettore a capire. No, nulla.” Insomma, nessuno, tra coloro che sarebbero
deputati ad accompagnare l’opinione pubblica, si fa carico di interpretare e
spiegare, agevolando così il compito degli emuli di Goebbels che agiscono di
fatto in assenza di contraddittorio. Perché al loro grido “gli stranieri vi rubano le case” rispondono altre grida di scandalo
“nazisti – fascisti – violatori della privacy
– razzisti”, tutte giuste, per carità, ma che non entrano nel merito.
Eppure sarebbe molto facile rispondere con un fact checking molto semplice, argomentando che semplicemente gli stranieri sono la frazione più povera
della società, ci sono decine di indicatori che lo provano e sono tutti a
portata di mano, ad esempio… nelle statistiche demografiche del comune.
Ci ha pensato lo stesso Andrea Facchini, che i numeri del comune li conosce
bene, e siccome lo ha fatto a mio parere in modo molto chiaro esaustivo e
semplice, mi limito a riproporre le sue parole:
“1) intanto stiamo parlando di assegnazioni in base a situazioni di “grave bisogno sociale“. Quando una famiglia è in difficoltà e chiede un alloggio, io (amministratore – ndr) non posso distinguere secondo la cittadinanza delle persone. Provvedimenti di questo genere sono “discriminazioni istituzionali”, creano divisioni tra le persone, rischiano di non rispondere alle famiglie che hanno più necessità (che troviamo poi in strada o in situazioni precarie); ma soprattutto rappresentano un venire meno agli scopi della Pubblica amministrazione che deve garantire “pari dignità sociale (…), senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3 della Costituzione).
2) poi non è vero che italiani e stranieri secondo la legge partono
alla pari. Gli stranieri extracomunitari hanno delle restrizioni. Si lo so che
non lo leggete da nessuna parte, ed avete la sensazione che sia il contrario,
però è così. Ad esempio una famiglia italiana dove tutti sono disoccupati può
fare domanda di alloggio. Una famiglia straniera extracomunitaria no. Nella famiglia straniera che fa domanda di alloggio
almeno una persona deve avere un permesso di soggiorno biennale e deve
lavorare!!!! A proposito il permesso biennale te lo danno se hai un contratto a
tempo indeterminato…per cui se lavori a termine…se fuori…
Se non ci credete leggete l’art. 40 comma 6 del T. U Immigrazione.
3) per leggere ben quei numeri andrebbe ricordato anche chi può fare
domanda. Sapete che non possono fare domande i nuclei famigliari che godono di
una casa di proprietà e/o usufrutto.
Bè, ricordo che circa l’80% delle famiglie italiane bolognesi è
(fortunatamente) proprietaria di un alloggio. Mentre solo il 40% riguarda le
famiglie straniere.
4) insomma se guardassimo alla numerosità delle famiglie potenzialmente interessate alle case ERP ( ovvero con i requisiti di base) potremmo dire che le famiglie straniere pesano circa per il 40% del totale.
5) se a ciò aggiungiamo che i lavoratori stranieri sono mediamente più poveri rispetto agli italiani (30% in media in meno del reddito medio) si capisce forse meglio perché alla fine incidono quasi al 50% nelle ultime assegnazioni..
e si potrebbe andare avanti ancora…ma so che vi ho già annoiato abbastanza.”
Per la cronaca, i due prodi cuor di leone della crociata contro i poveri, appena è scattato il prevedibile esposto al garante della privacy, si sono premurati di togliere dai loro account il video, sapendo bene – essendo entrambi avvocati!! – che si tratta di prova del reato (fatica sprecata: era già stato scaricato e segnalato dall’autrice dell’esposto, avvocata e attivista anti discriminazioni Cathy La Torre). Tutto bene dunque? Niente affatto! Intanto perché decine di cittadini incolpevoli sono stati esposti alla gogna mediatica e soprattutto al rischio di aggressioni razziste, e poi perché l’azione segue uno schema ormai consolidato della velenosa propaganda del fascismo contemporaneo, schema strutturato in tre passaggi ottimamente evidenziati in questo articolo di Radio Città Fujiko: 1) fare un’azione scandalosa che punta a incrinare un altro argine; poi, una volta messi sotto accusa, 2) minimizzare la cosa deribricandola come “goliardia” (il travestimento da SS) o cosa senza importanza e 3) vittimizzarsi in quanto bersaglio di critiche, a volte – comprensibilmente – acrimoniose.
E intanto il veleno è sparso.
Post di Antonella Selva