Proseguiamo la riflessione sull’insegnamento dell’arabo ai bambini con background arabofono, questa volta con un contributo di Francesca Lauria, presidente dell’associazione Le altre voci di Afkar, da anni infaticabile animatrice della scuola di arabo al quartiere Barca, che dal suo punto di osservazione privilegiato coglie alcune implicazioni cruciali.
Il 13/4 abbiamo concluso con l’ormai consueta festa di fine corso le lezioni di lingua araba che da oltre 8 anni riproponiamo nel quartiere Barca.
Quest’anno il corso si è svolto in locali messi a disposizione dall’Istituto Comprensivo 1. Il sabato mattina per i bimbi delle elementari presso le Giovanni XXIII mentre per i ragazzi delle medie alle G.Dozza in orario pomeridiano.
Quello della Scuola è stato oltre che un gesto di accoglienza anche un riconoscimento dell’importanza dell’insegnamento della lingua araba non solo agli arabofoni ma a tutti i nativi e no.
Il corpo insegnante dei nostri corsi è stato rappresentato da mamme arabe volontarie che hanno organizzato i livelli delle classi e stabilito i programmi. Per il secondo anno consecutivo il corso è stato condotto in collaborazione con Sopra i Ponti che , nell’ambito del progetto In biblioteca col marsupio, ha preso in carico con Wissal la nostra classe dei più piccoli ,5/6 anni.
Oltre alla parziale conoscenza dell’arabo (solo dialetto e non lingua letteraria) e l’ apprendimento come se fosse una terza lingua straniera abbiamo però avuto modo, specie con i ragazzi arabofoni delle Scuole Medie, di riscontrare il forte desiderio si sentirsi “omologati ai ragazzi italiani” Il fatto che il corso fosse aperto e frequentato anche da non arabofoni è stata una novità positiva: ha proposto cioè l’apprendimento dell’arabo non come elemento distintivo della comunità arabofona, quindi separante, ma come “sapere” che può incontrare l’interesse di molti indipendentemente dall’etnia e quindi fattore unificante.
D’altra parte, per tutti, l’insegnamento dell’arabo, nella Scuola, è un’opportunità per prendere contatto con un’altra lingua straniera, parlata in molti paesi che si affacciano sul Mediterraneo e con i quali condividiamo cultura, interessi politici ed economici. Approfondire queste tematiche, illuminare le zone d’ombra che specie in questi nostri anni la cattiva informazione tende a popolare di pregiudizi e paure è un esercizio culturale di alto valore sociale e civile.
Non lasciamo sola la Scuola affianchiamola in questo sforzo di dotarsi degli elementi necessari a comprendere i nostri ragazzi (di qualunque etnia) e di realizzare il percorso d’interazione tra le diverse culture presenti sul territorio.
Francesca Lauria – Associazione Le altre voci di Afkar