Spielberg l’aveva già raccontato: una moltitudine di bravi cittadini accorre curiosa alla chiamata degli alieni per incontrarli finalmente da vicino mentre il governo, al fine di evitare ogni possibile fraternizzazione con gli “invasori”, tenta di seminare il panico diffondendo fake news e schierando polizia e esercito come barriera. A differenza di quasi tutti i precedenti film di genere fantascientifico, si scopre che gli alieni in realtà non ci vogliono invadere (“viaggiano”, avrebbe detto Massimo Troisi) e sono amichevoli, i bravi cittadini invece qualche problemino ce l’hanno ma forse ce la possono fare, mentre chi proprio è irrecuperabile è il governo e i suoi scagnozzi in divisa. Non per niente, Incontri ravvicinati del terzo tipo uscì nel 1977, i tempi erano cambiati.
Cosa c’entra? C’entra eccome. Perché la figura dell’alieno è sempre metafora dell’altro, ciò che è fuori dalla comunità (non a caso il genere fiorisce nella cornice della guerra fredda), ossia ciò che catalizza ogni paura e spinge i membri della comunità a riconoscersi come tali e stare uniti superando anche i contrasti interni. Ed ecco che, nei maturi anni ’70, anche questo canone, come già tanti altri, si sgretola per lasciare il posto a una narrazione diversa: l’altro non ci invade, non è qui per farci del male, la comunità in realtà non esiste in quanto è disgregata al suo interno, ed è proprio nell’incontro tra i due mondi che si aprono nuove speranze. L’unico che ha da perderci è il potere, che infatti cerca in tutti i modi di impedire l’incontro.
Ogni epoca definisce il proprio “altro”: se dietro agli alieni freddi e minacciosi degli anni ’50 e ’60 si nascondevano i russi, oggi non c’è dubbio che gli alieni siano siano i migranti, invasori per definizione.
Ed ecco che una serata conviviale marocchina come quella avvenuta sabato 16 febbraio allo Zonarelli acquista valenze epocali. Non che fosse la prima volta: nei suoi oltre 20 anni di attività il centro interculturale bolognese ha ospitato centinaia, forse migliaia di incontri e cene etniche, impossibile ormai calcolare i quintali di cuscus cucinati e gustati nelle sue stanze. Eppure questa volta è successo qualcosa di diverso: un portale magico si è aperto permettendo a due mondi incomunicanti di incontrarsi. In altre parole, il pubblico che ha risposto all’invito a cena dell’associazione Sopra i ponti non era il solito pubblico di sempre, costituito da studenti e studiosi con interessi antropologici e da quella fetta di persone saldamente ancorata ai valori della solidarietà, indifferentemente orientata verso l’estrema sinistra o il mondo cattolico. No questa volta sono venute persone che normalmente coltivano altri interessi e attività, non necessariamente meno portate alla solidarietà ma per le quali la realtà dell’immigrazione è sempre rimasta opaca e lontana.
Cosa ha permesso questo contatto? Cosa ha fatto risuonare il misterioso richiamo che nel film spinge i cittadini ad accorrere verso l’astronave?
Come sempre, probabilmente non c’è una sola spiegazione, ma un mix di fattori. Sicuramente l’approccio indiretto era uno di questi: l’invito non era tout-court per una serata ‘interculturale’, ma piuttosto per la presentazione di un programma di trekking in Marocco, dunque si rivolgeva non tanto ai solidali, ma piuttosto agli escursionisti, a coloro che amano la natura e il viaggio, con l’aggiunta di una piccola dose intercultura in modo da poter essere metabolizzata anche da chi ne fosse a digiuno; poi c’è stata la preziosa mediazione del circolo aziendale Ravone dei dipendenti Ausl, e qui va il nostro ringraziamento alla sua segretaria, che si occupa del programma escursionistico del circolo, la quale ha avuto il coraggio di osare un invito innovativo per il suo pubblico. Il circolo dopolavoristico ci richiama l’importanza degli organismi intermedi, come i partiti e le organizzazioni di massa, che nel passato svolgevano un ruolo centrale di mediazione e confronto e che il mondo iper-individualista delrealismo capitalista ha ormai polverizzato; ultima ma non ultima, la capacità della nostra associazione di affermare in modo positivo il protagonismo dei migranti nel creare relazioni tra il mondo dell’origine e quello d’accoglienza: la nostra proposta di turismo responsabile in Marocco , con l’accompagnamento da ex migranti e il supporto di un partner professionale come la coop ViaggieMiraggi Onlus , riesce ad essere convincente e non banale.
Ma se l’invito per la serata è stato accolto da un pubblico insperabilmente numeroso è perché sullo sfondo, come nel film di Spielberg, si avverte un bisogno diffuso di conoscere direttamente gli alieni, scavalcando le barriere fatte di narrazioni tossiche diffuse dal malvagio governo, bisogno che spinge anche le persone più lontane ad accorgersi che la realtà intorno a loro è cambiata e a cercare quindi di mettersi in gioco in prima persona per provare a comprenderla. E’ un modo, forse prepolitico, di manifestare la propria distanza dalle posizioni razziste che imperano. Ringraziamo il circolo Ravone per aver avuto il coraggio di aprire il portale magico.
Articolo e illustrazione di Antonella Selva