Con il termine arabo al-Iftar si indica il pasto che sancisce la rottura del digiuno quotidiano durante il mese di Ramadan (nono mese del calendario islamico e mese in cui sarebbe discesa su Muhammad la prima rivelazione). Il digiuno consiste nell’astenersi da cibo, bevande e rapporti sessuali dall’alba al crepuscolo, dopo il quale i musulmani compiono molto festosamente un pasto, l’Iftar.
Tradizionalmente il digiuno viene “rotto” mangiando datteri e bevendo latte, oppure acqua.
Il digiuno viene concepito come un atto di purificazione e l’intero mese è dedicato alla preghiera e al compimento di buone azioni nei confronti del prossimo. È con questo intento che alcuni anni fa per mano dell’associazione Amici di Magù è nata l’iniziativa dell’“Iftar solidale”, che nel corso del tempo è cresciuta tantissimo arrivando a coinvolgere anche Sopra i Ponti e le associazioni Da3wa, Sema, Almi, Il Cerchio e Camere d’Aria. Attualmente le colonne portanti dell’iniziativa sono Hajiba e Meryem, due donne davvero speciali, di origini marocchine, che si occupano di coordinare le oltre 50 famiglie coinvolte.
Si è quindi formata una rete di donne musulmane che copre tutto il territorio bolognese. In base al quartiere le donne si sono organizzate e un giorno a settimana si occupano di cucinare grandi quantità di cibo nelle proprie case, in modo da garantire circa 200 Iftar tutte le sere per tutti i 30 giorni di durata del mese sacro di Ramadan. Successivamente il cibo viene portato nella cucina di Camere d’Aria (gentilmente concessa) per dividerlo in monoporzioni. Reduci di un passato nei Centri di Accoglienza, un gruppo di profughi siriani nella cucina preparano anch’essi dei pasti per raggiungere un numero sufficiente a coprire tutte le richieste.
I pasti vengono distribuiti nei dormitori e nei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), luoghi dove tendenzialmente non sono compresi i pasti o dove non si tiene conto delle particolari esigenze del mese di Ramadan. In ogni caso, chiunque si trovi in una situazione di difficoltà può andare nella sede di Camere d’Aria a ritirare la propria porzione.
A partire dall’anno scorso il numero delle porzioni consegnate è cresciuto moltissimo, dal momento che prima della pandemia molte persone nelle sere di Ramadan andavano a mangiare nelle moschee, ma dall’anno scorso questo non è più possibile per misure anti covid.
L’ “Iftar solidale” è uno straordinario esempio di solidarietà: totalmente autofinanziato, funziona con il passaparola sui gruppi whatsapp.
È un’iniziativa bellissima, in grado, da una parte, di far sentire la vicinanza della propria comunità anche a coloro che nel quotidiano sono situati ai margini della società, e dall’altra, di far assumere un ruolo di protagonisti a persone che per definizione non lo sono: delle donne straniere e un gruppo di giovani profughi.
Sara Merlaratti