“La quarantena non è uguale.
Dipende dai metri quadri, da balconi e terrazze, dai computer disponibili per le lezioni dei figli, dagli abbonamenti streaming e dalla capacità di tenere il frigo pieno non lavorando. Chè persino ingannare il tempo a far torte è lusso non per tutti.”
Il breve testo sopra è diventato rapidamente un meme virale sui social grazie alla forza della nuda verità che smaschera le colate di sorridente ipocrisia con cui i vip ci esortano continuamente da ogni canale a starcene buoni a casa. Tuttavia anch’esso tace un altro importante elemento di differenza: l’età. Già: la quarantena dipende anche tantissimo da quanti anni hai, se sei adulto, bambino o adolescente. Se hai la maturità per elaborare criticamente gli eventi e per pensare il futuro. E, se sei un bambino, una volta uscita dalla tua vita la scuola (perché, siamo seri, la didattica a distanza può essere al massimo una toppa per i liceali, ma per i bambini delle elementari non è proprio niente), dipende tantissimo da che genitori ti sono toccati in sorte. Questo blog è nato in seno a un progetto di supporto alle madri straniere più vulnerabili, è naturale quindi chiederci come questa particolare categoria stia vivendo la quarantena. E come la stiano vivendo i loro figli: il tema dei bambini agli arresti domiciliari sta emergendo come particolarmente delicato, ne parla naturalmente il mondo della scuola, ne parlano gli psicologi, ma il punto di vista delle famiglie sta emergendo con si fa strada e restituisce un’immagine in stridente contrasto al tripudio di fanfare e inno nazionale. Ad esempio vi hanno dedicato spazio i Wu Ming su Giap e Wired dedica al tema diversi articoli. La prima cosa che notiamo è che mantenere i contatti a distanza con le nostre utenti è più difficile proprio perché sono impegnate nella gestione dei pargoli in ogni momento della giornata, per questo cominciamo con le testimonianze più facili da ottenere: quelle delle nostre operatrici (raccolte domenica 22 marzo), che dimostrano una consapevolezza e delle risorse fuori dal comune!
M, 34 anni, diversi lavori precari, marocchina, 3 figli di 8, 5, 1 anno. Provincia di Bologna
Parlo della mia esperienza, che io sono a casa dal lavoro e anche mio marito. Per quanto riguarda la spesa, beh, non siamo tra quelli che possono fare la spesa per 10 giorni perché tra cibo, bollette ecc… insomma, proprio non si può. Per fortuna faccio la babysitter a casa per 2 sorelline i cui genitori lavorano entrambi all’ospedale S.Orsola, così riesco ad arrangiarmi un po’, anche se ti devo dire che a stare a casa da un lato si risparmia, ma dall’altro, dovendo cucinare 3 pasti al giorno, più le merendine per tutti e tre i bimbi, è anche peggio. Non è come i giorni di scuola, che mangiano li. Come passano la giornata i bambini? Con la.mia più grande (terza elementare) ogni mattina facciamo i compiti cone fosse a scuola, al pomeriggio giocano un po’ insieme, un po la creatività, un po’ i cartoni e poi i litigi… gli faccio fare i lavoretti, un po’ di yoga oppure attività sportive a casa con la musica, e dopo un po’ di religione. Ogni giorno facciamo una cosa di queste.
K, 25 anni, universitaria, pakistana, seconda di 6 fratelli e sorelle – gli ultimi due, entrambi maschi, sotto i 10 anni. Provincia di Bologna
I miei fratelli piccoli si svegliano verso le 9-9:30, fanno colazione con i miei poi si mettono a giocare per 1 o 2 ore. Quindi viene l’ora di mangiare e pranziamo tutti insieme. Dalle 14 alle 17 studiano con me, fanno i compiti per la scuola a volte anche le verifiche su classroom. Verso le 17 inizia l’ora di studiare il Corano fino alle 18. Poi un’alrta ora di giochi fino alle 19-19:30, quando ceniamo tutti insieme. Dopo cena noi fratelli giochiamo insieme un gioco che si chiama LUDO, è un gioco famoso in Pakistan, e finiamo prima delle 22. A volte loro usano i tablet o videogiochi per un’ora, ma solo se durante la giornata sono stati bravi, altrimenti si va a letto direttamente. Insomma, i bambini in casa nostra hanno un routine già stabilita, anche perché nel palazzo dove abitiamo ci sono molti anziani e cerchiamo di fare poco rumore e ci impegnamo a tenere i piccoli occupati durante la giornata. All’inizio non erano così disciplinati e bravi, ma col tempo sono diventati molto educati!! Papà è l’unico che esce per la spesa e per il lavoro.
L, 32 anni, formatrice free lance. Coppia mista, un bimbo di 8 mesi. Bologna
La quarantena ha tolto reddito eccome… Però voglio anche raccontare le note positive, che non sembra ma ci sono. Stiamo riscoprendo l’importanza dell’essere organizzati, oculati nelle spese, e di rallentare i ritmi di tutto, dedicandoci con cura solo all’essenziale. Io sono uscita da Facebook e ho scoperto di avere moltissimo tempo per dedicarmi alla cura e alla pulizia della casa, del mio corpo, del mio bimbo. Da qualche giorno anche O, mio marito, è a casa e sì, ovviamente è un po’ pesante stare sempre in casa, ma è molto bello anche guardare mio figlio che gioca e ride col suo babbo mentre io magari faccio cose che prima facevo di rado, nei tempi morti della settimana e con fretta e poca attenzione. Ho iniziato a seguire anche un paio di canali youtube di ricette gambiane e ho preparato un dolce che non avevo mai ne assaggiato ne preparato prima. L’ho condiviso nel gruppo con le signore della moschea e anche loro adesso hanno iniziato a condividere i piatti che preparano scrivendo gli ingredienti (in italiano). Ho deciso di fare scandire le mie giornate anche dagli orari di preghiera, e dedicarmi alla preghiera mi sta aiutando a restare concentrata e mantenere alto il morale. Non è facile e se penso alle spese che ci aspettano mi confondo! Perché anche O adesso è a casa e gli pagheranno solo una percentuale dello stipendio, non lo percepirà per intero. Ma non so perché mi sento forte e serena e anche se non so come, ma ho fiducia e sono sicura che ce la faremo. Il bimbo l’ho portato nel cortile sotto casa solo due volte che sono scesa a stendere le lenzuola e buttare l’immondizia, altrimenti casa. Ha un tappetone in cui metto i suoi giochi. Sta iniziando a sperimentare il gattonamento, al momento però va solo in retromarcia
Risponde M
Condivido le parole di L. Sinceramente anch’io, benché debba occuparmi di 3 bimbi in una casa piccola e senza giardino, nonostante tutto in questi giorni mi sento piu serena, direi tranquilla. Anch’io sto dedicando più tempo a me stessa e ne avevo proprio bisogno, ho smesso di correre continuamente per tutta la giornata tra lavoro, faccende domestiche e scuola! Ho potuto fare delle maschere per il viso e il corpo, dedico tempo a cucinare insieme ai bimbi, anche loro mi aiutano nei lavori di casa e anche mio marito. Sinceramente sento che ci siamo avvicinati piu di prima, perché nei giorni di scuola i bambini ci passano tutta la giornata, poi le attività sportive, alla fine quando tornano a casa mangiano e dormono e basta.
Mi pare che in questi racconti emergano alcuni tratti comuni. Sicuramente una disposizione ottimistica verso la vita, l’atteggiamento di chi non si lascia abbattere e vede – o vuole vedere – il bicchiere mezzo pieno. E’ un atteggiamento frequente tra i migranti, e la forza d’animo da cui deriva è una risorsa fondamentale: senza di essa semplicemente non ce l’avrebbero mai fatta. Un altro aspetto che emerge con forza dalle testimonianze è l’attivismo e la competenza che queste donne dimostrano (nel caso di K anche le figlie maggiori che surrogano alcune funzioni materne) messa in campo con sicurezza e positività: intrattenere i bambini chiusi tutta la giornata in casa, credetemi, è un lavoro. Richiede energia e dedizione ma anche non comuni competenze per inventare continuamente nuovi giochi o rendere interessanti le faccende domestiche: Mary Poppins, con tutta la sua magia, je spiccia casa, come suol dirsi! (Sono francamente stupita: non so quante donne riescano a mettere in campo tutta questa energia e creatività, chapeau care colleghe!). Un ulteriore tratto comune (ai casi di M e K per il momento) è la numerosità della famiglia: è evidente che tre o più bambini che vivono insieme hanno una gamma di possibilità di gioco e invenzione esponenzialmente più ampia che non i figli unici o anche le coppie di fratelli, per i quali l’unica relazione si sviluppa verso gli adulti.
Mi pare che ci sarebbe un altro aspetto interessante da indagare, che qui intravedo molto sotto traccia, e cioè il rapporto diverso che persone in posizioni sociali diverse intrattengono con lo spazio pubblico. Non è affatto uguale per tutti/e, anzi! Sentirsi a disagio, guardati male, “fuori posto” nello spazio pubblico è purtroppo un’esperienza comune per i migranti e lo è molto di più per le migranti, non è quindi escluso che il rinchiudersi in casa possa essere vissuto meno negativamente, con meno stress da chi percepisce quotidianamente lo spazio pubblico con ansia. Insomma l’eterna dialettica tra “dentro” e “fuori”, dove il dentro ha la doppia faccia del rifugio ma anche della prigione, come ha ben spiegato F. La Cecla nei suoi studi sulla funzione del ghetto. Entrambe le facce sono sempre presenti, la prevalenza dell”una oppure dell’altra dipendono molto anche da quale rapporto intratteniamo col fuori. Cercheremo di approfondire con l’aiuto di altre mamme straniere.
Antonella Selva