Nel mese di Giugno io e alcune collaboratrici dell’Associazione Sopra i ponti siamo state impegnate in un breve corso di formazione riguardante la didattica della lingua italiana l2 con la docente Maria Laura Privitera. Maria Laura è una giovane insegnante di italiano a stranieri certificata e con già molta esperienza alle sue spalle, attualmente insegna italiano a studenti cinesi che vengono a studiare a Bologna all’Accademia di Belle Arti nella medesima città.
Strutturato in tre incontri (9, 16 e 19 giugno), Il corso ha previsto una full immersion, sia teorica che pratica, sull’insegnamento dell’italiano. Andando più nello specifico, nei primi due incontri Maria Laura ha fornito un’infarinatura generale sull’analizzare i bisogni degli apprendenti, ovvero capire che tipo di studente si ha di fronte, perché ha bisogno di imparare l’italiano e quali sono gli obiettivi che vuole raggiungere.
In particolare, nel corso del primo incontro sia io che le altre collaboratrici presenti abbiamo esposto le nostre insicurezze,chiedendo consigli su come approcciarci in maniera efficace con la nostra utenza tipica e su come affrontare le difficoltà che spesso ci troviamo ad affrontare nel corso delle lezioni, che ,in alcuni casi, possono indurre l’insegnante a dubitare del proprio lavoro, nonostante l’intenzione sia sempre quella di fare del proprio meglio.
Sulla base di quanto appena detto, svolgere il mestiere dell’insegnante presenta notevoli difficoltà soprattutto nel caso in cui si insegna una lingua così complessa come l’italiano, il cui studio, già a volte arduo per i madrelingua stessi, presenta una complessità altrettanto elevata per uno studente straniero che non ha mai avuto la possibilità di studiarla.
In particolare, tengo molto a precisare che essere madrelingua italiano non rende automaticamente un bravo insegnante, poiché la didattica della lingua è un argomento che ancora oggi viene studiato e approfondito da diversi linguisti e glottologi, con molte tematiche e domande che ancora non hanno trovato risposta e sono pertanto oggetto di analisi.
Per esempio, spesso alcuni insegnanti di italiano l2 si concentrano solo sullo spiegare la grammatica italiana, utilizzando le stesse tecniche di insegnamento che i maestri hanno usato con noi quando eravamo piccoli, pensando che sia il modo più efficace per insegnare la lingua italiana a uno straniero. In realtà, questo approccio risulta utile solo per i madrelingua, non per gli stranieri, in quanto la grammatica italiana prevede regole ed eccezioni che i madrelingua danno per scontato, ma che gli stranieri non conoscono. Spesso infatti capita che gli insegnanti si trovino in difficoltà nello spiegare il perché una determinata parola in italiano si dice così.
Ho peccato anche io di questo errore, a causa soprattutto della mia poca esperienza nel campo dell’insegnamento, che sto cercando di colmare grazie all’opportunità offertami dal servizio civile.
La prima cosa che ho imparato da questi incontri è infatti quello di non focalizzarsi troppo sulla grammatica italiana, in quanto non tutti gli studenti sono uguali: alcuni, come gli studenti universitari stranieri, possono essere realmente interessati alla grammatica; altri, come coloro con la fretta di cercare lavoro, potrebbero avere un bisogno maggiore di imparare l’italiano parlato piuttosto che focalizzarsi troppo sulle particolarità grammaticali.
Spesso nei corsi di italiano, soprattutto quelli gratuiti, questi tipi di studenti sono inseriti nella stessa classe in quanto il loro livello viene giudicato simile, ma, come detto precedentemente, i loro desideri non coincidono. In questo caso, il compito principale dell’insegnante è quello di cercare di rendere la lezione interessante e mai noiosa ai suoi studenti, cercando di far conciliare i bisogni dei propri studenti in un’unica lezione, anche se questi risultano in conflitto tra di loro.
Come fare ciò? Maria Laura ci ha fornito alcuni semplici e pratici suggerimenti. uno dei principali è quello di utilizzare materiali reali (realia) presi dalla vita quotidiana. È possibile utilizzare qualsiasi tipo di oggetto: un articolo di giornale, un volantino degli annunci, una ricetta prescritta dal medico o una ricetta di una torta. In sintesi, qualsiasi cosa possa stimolare l’apprendimento. Attraverso questi oggetti, è possibile estrapolare gli argomenti su cui basare la lezione, come la comprensione del lessico usato in un annuncio di lavoro o lo studio della grammatica in un articolo di giornale.
Nell’ultimo incontro, infine, abbiamo cercato di mettere in pratica tutti gli insegnamenti che Maria Laura ci ha fornito durante il corso: abbiamo, infatti, cercato di strutturare un’unità didattica a partire da un semplice volantino di annunci, e da lì abbiamo estrapolato tutti gli argomenti che potevano tornare utili sia all’insegnante ma soprattutto agli studenti. Per fare ciò, abbiamo cercato di seguire uno schema fornitoci da Maria Laura, che allego di seguito:
Personalmente, ho ritenuto questa fase dell’incontro molto innovativa e soprattutto in grado di fornire un contatto reale con l’insegnamento, aspetto spesso marginale durante gli studi universitari, solitamente ricchi di nozioni teoriche, ma poco concentrati su casi ed esperienze dirette.
Articolo di Clarissa Lo Giudice
Brava Clarissa continua così! Sono certa che con la formazione graduale e l’esperienza che stai accumulando riuscirai a raggiungere tutti i tuoi obiettivi!
Bravissime tutte le insegnanti.