Anche il Centro Interculturale Zonarelli offre corsi di italiano per stranieri. Quello mattutino è un corso annuale gratuito, dove le classi, da una quindicina di persone in media, sono miste, e prevedono 6 ore alla settimana gestite da insegnanti differenti. Gli insegnanti sono volontari, alcuni facenti parte di associazioni culturali, altri svolgono un tirocinio universitario, altri ancora fanno ore di insegnamento per poter accedere alle certificazioni per insegnare italiano agli stranieri (come il Cedils e il Ditails). Soprattutto queste ultime due categorie creano una dinamica di costante ricambio tra gli insegnanti, che una volta completate le proprie ore lasciano il corso e la classe a nuovi volontari. Non per forza questi ultimi hanno una formazione, e cercano nei manuali o contattando autonomamente altri insegnanti aiuto e supporto nella didattica. Insegnare una lingua non è facile, non è sufficiente essere madrelingua per diventare bravi maestri, capaci di tenere alto l’interesse e lo stimolo degli studenti, di individuare le difficoltà, di costruirsi un programma coerente e adeguato, di motivare e far sentire a proprio agio tutti i membri della classe. Nei corsi per stranieri poi, è facile ritrovare tra gli stessi banchi l’alunno molto sveglio perché forte di una cultura orale che lo predispone a cogliere e memorizzare velocemente, quello scarsamente scolarizzato, quello che sa un po’ scrivere in italiano e quello che invece non ha mai usato una penna. Le storie e i background culturali poi sono altrettanto diversificati, e se è vero che la cultura in cui nasci e cresci influenza le strutture di apprendimento e di relazione, non sono aspetti da sottovalutare. Un giovane volontario che si trova davanti a una classe così variegata ed è magari alla sua prima esperienza di insegnamento in generale, è facile che si senta spaesato!
La riflessione su cui vorrei vertere questa rubrica è proprio sui corsi di italiano per stranieri, da una parte quelli istituzionali che rilasciano una certificazione agli studenti, dall’altra quelli nati dal basso, i quali cercano di fronteggiare questioni e situazioni che a livello statale a quanto pare non vengono sufficientemente affrontate. Se sono così tanti i centri di insegnamento della lingua italiana informali nati negli ultimi tempi, è spontaneo chiedersi quali siano state le ragioni e le motivazioni, in che modo abbiano deciso di organizzarsi, se ci sia o meno una direttiva nazionale che organizza un piano pedagogico, o se tutto sta nelle mani dei diversi piccoli enti che decidono di operare in questa direzione, e infine, qual è lo stato dell’arte sugli insegnanti-volontari, quanti di loro ha effettivamente una qualifica o esperienze pregresse nell’insegnamento?
Articolo di Lucia Imbriaco,
ringrazio Simone Fauni, insegnante volontario presso il Centro Interculturale Zonarelli, per la condivisione della sua esperienza.
Foto: associazione Focus-Casa dei Diritti Sociali, Roma – http://www.dirittisociali.org/