Da Gennaio, e’ attivo al Pilastro, presso il Circolo La Fattoria, un nuovo servizio (precedentemente basato alla Casa del Popolo 20 Pietre): lo sportello Advocacy e Tutela dei Diritti dei migranti dell’Associazione Sopra I Ponti.
Questo sportello e’ coordinato da Mohamed Rafia Boukhbiza, il presidente dell’associazione, con il supporto di un volontario del Servizio Civile Nazionale (quest’anno io, Gavriel, organizzato attraverso il progetto nazionale di Servizio Civile della Casa dei Diritti Sociali di Roma). Lo sportello di Bologna nasce dalla pratica quotidiana di supporto autorganizzato della comunita’ marocchina bolognese (per quanto sia aperto e usato da migranti di ogni provenienza), e lavora con l’obiettivo di concretizzare i diritti che sulla carta dovrebbero proteggere le persone migranti che la nostra societa’ rende ogni giorno piu’ vulnerabili e fragili, piu’ ricattabili e precarie.
Come si fa? Molto concretamente, una volta entrati in contatto con una persona in difficolta’, ci si siede intorno ad un tavolo (martedi‘, giovedi‘ e sabato al Circolo La Fattoria, mercoledi‘ al Centro GRAF, dalle 9.30 alle 14.30) per capire e discutere i complessi problemi che stringono come una ragnatela le biografie degli individui. Raggiunta una comprensione condivisa dei diversi problemi, lo sportello mette in campo la propria esperienza e conoscenza del settore, per chiarire le diverse strade che si possono percorrere per affrontare i problemi. Una volta che la persona (o la famiglia) interessata decide cosa fare, si supporta nel cercare di rivendicare (insieme, dal basso) le possibili soluzioni:
1) ricercando possibili strumenti utili,
2) attivando le reti di conoscenze nel settore,
3) accompagnando le persone agli uffici dove si potrebbe ottenere qualcosa, e in generale
4) “rompendo le scatole” con/per le persone.
Per esempio, quando la famiglia “Rossi” e’ stata sfrattata dalla casa che occupavano, siamo andati insieme dagli avvocati a cui ci appoggiamo per affrontare l’accusa di occupazione, e intanto abbiamo ricercato nel mercato privato delle possibili alternative, ma anche attivato i servizi pubblici per richiedere l’assegnazione di una casa popolare. O quando “Fatima” e’ stata sbattuta fuori dagli ospedali dopo un’intervento di stomia senza poter accedere ai farmaci necessari per sopravvivere fino all’intervento di ricanalizzazione previsto per 6 mesi dopo, abbiamo esplorato tutte le possibili strade per ottenere questi farmaci (fallendo attraverso la via pubblica in quanto lei non aveva la residenza, requisito imprescindibile, ma ottenendoli attraverso associazioni che si occupano specificamente di problemi medici). O infine quando la questura aveva rifiutato di rinnovare il permesso di soggiorno per motivi di lavoro di “Mohammed” perche’ non risultavano i suoi contributi all’INPS (perche’ in permesso di paternita’), abbiamo risolto il problema con l’INPS per poi tornare in questura con i documenti specifici necessari a rinnovare.
Personalmente, dopo tanti anni di universita’, sto apprezzando moltissimo la possibilità di fare cose visibilmente utili. Affrontando di petto le questioni, sto imparando come si fa a rivendicare in pratica quei diritti che davvero possono fare la differenza nelle biografie degli individui. Il mondo fa sempre piu’ paura, ma quando ce la facciamo, quando la famiglia Rossi trova una casa, Fatima ottiene i medicinali necessari per la sua sopravvivenza, e Mohammed rinnova il suo permesso, allora e’ legittimo credere che la solidarieta‘ possa darci speranza.
Articolo di Gavriel Nelken