Quante lingue madri si parlano a Bologna?

Giovedì 21 febbraio 2019 si è celebrata la giornata internazionale delle lingue madri, una iniziativa con cadenza annuale promossa dall’UNESCO per promuovere le lingue di tutto il mondo.

Per celebrare questa occasione, sabato 23 febbraio mi sono recata al Centro Interculturale Zonarelli di Bologna per seguire una lezione di lingua madre russa. Infatti, anche se pochi lo sanno, presso il centro interculturale ogni week end si svolgono corsi di tantissime lingue che sono parlate dalle comunità di migranti presenti in città.

Ho avuto quindi il piacere di parlare con la presidente dell’associazione Cheburashka a Bologna Yaroslava Chevdar, che si è gentilmente offerta di darmi delucidazioni in merito alle loro attività.

I corsi di russo si svolgono puntualmente allo Zonarelli ogni sabato mattina dalle ore 9:00 alle ore 14:00 in diverse sale messe a disposizione dalla struttura. Si tratta perlopiù di corsi destinati a bambini, la cui durata si basa prevalentemente sul periodo scolastico, ed è un periodo compreso da metà settembre fino a fine maggio, in modo da permettere alle madri di far partecipare i figli con costanza e regolarità alle attività. Nel periodo estivo, i corsi chiudono per permettere alle famiglie e ai bambini in particolare di riposare. Come detto precedentemente, i corsi si rivolgono ad una utenza infantile di età compresa dai 3 ai 8 anni. Sono principalmente bambini/e bilingui, con un genitore – nella maggior parte dei casi la madre – proveniente dalla Russia, Bielorussia e Ucraina. Tali corsi sono pensati proprio per far migliorare il lessico e soprattutto la conversazione nei bambini, per far sì che possano parlare fluentemente la loro seconda lingua. Tuttavia, non si tratta di classici corsi di lingua frontali, in cui vi è una insegnante che spiega alla lavagna e con i bambini che prendono appunti, ma sono molto più interattivi: sono previsti, infatti, giochi, musica, corsi di danza e di pittura, tutti rigorosamente svolti in russo, in modo da mantenere sempre attiva l’attenzione dei bambini e di non farli annoiare. Durante il corso è prevista anche una piccola pausa merenda che si svolge nella cucina della struttura, in cui i bambini possono mangiare e staccare un po’ la spina dalle attività.

I corsi, inoltre, non sono divisi per livelli, ma per età: vi è il livello che possiamo definire età materna, una classe con bambini di età compresa tra i 3 e i 4 anni svolto dall’insegnante Julia; il corso chiamato prima elementare, che comprende i bambini di età di 5-6 anni svolto da Olga e infine seconda e terza elementare, frequentato dai bambini di 7-8 anni, di cui si occupa l’insegnante Natalia.

Yaroslava inoltre mi ha raccontato che non si limitano a svolgere corsi di lingua, ma anche di cultura russa: sabato 23 febbraio, ad esempio, si celebra in Russia il Giorno dei difensori della Patria (in russo: День защитника Отечества – Den’ zaščitnika Otečestva), giorno in cui si commemora il reclutamento dell’Armata Rossa del 1918 a Mosca. Per l’occasione, i maschietti si sono vestiti da piccoli soldati, mentre le bambine da piccole infermiere, e hanno svolte varie attività ludiche per celebrare questo giorno di festività russa.


Il racconto dei protagonisti delle scuole di lingua madre a Bologna in un documentario prodotto GAO-Cooperazione internazionale in occasione della giornata della LM del 2015 in Salaborsa

Per concludere, posso dire di aver trovato questa esperienza molto stimolante per il mio background personale poiché, essendo io stessa una studentessa alla magistrale di lingue straniere a Bologna, mi interessa sempre conoscere realtà così diverse dalla mia.

Non ho mai avuto l’occasione di studiare la lingua russa, ma posso dire che, grazie a questo primo approccio avuto nella giornata di sabato, non escludo che magari in futuro io possa cominciare a studiarla per puro e semplice diletto.

Infine, questa lezione, seppur breve, mi ha fatto riflettere profondamente su come sia importante abbattere i “muri invisibili” nella società attuale, in cui viene promossa soprattutto una visione che potremmo definire etnocentrica, in cui si dà maggiore importanza alla nostra cultura di appartenenza, ritenendo quelle diverse dalla nostra non interessanti, poco utili, se non addirittura inferiori.

Mi rendo conto che questa visione, purtroppo, si sta diffondendo molto in quest’ultimo periodo, a causa principalmente delle politiche messe in atto attualmente nel nostro Paese, e per tale ragione ritengo che pubblicizzare questo tipo di eventi possa essere di grande rilevanza.

Articolo di Clarissa Lo Giudice

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